Appena finito di vedere il film “Italiano medio” di Maccio
Capatonda, si potrebbe definire un film del genere grottesco demenziale, ma
non è così. La pellicola aiuta a riflettere, sorridendo, sulla società odierna; una società in cui a fare da
padrona è il mondo tecnologico: la televisione, i tablet e i cellullari. Nel
film, come nella realtà, è’ proprio la televisione che decide su tutto, per quali
cause combattere, cosa mangiare, cosa
leggere e addirittura chi votare. Se non
vai in tivù non sei nessuno! I talk show
diventano dei veri e propri eventi, in grado di ammaliare e tenere incollati al
video milioni di persone. Oggetti di discussione nei bar, nei posti di lavoro ,
e persino nelle telefonate fra amici e familiari.
I
personaggi diventano famosi, non perché particolarmente bravi, ma perché capaci
(come si evince nel film ) di stimolare il 2 % del cervello umano, ossia,
quella parte che misura la felicità nel
copiare l’abbigliamento del vip del momento, quella che fa fare la fila per
accaparrarsi l’ultimo modello di cellulare appena uscito, oppure, quella
che fa pensare solo a se stessi e ai propri vizi, in un tripudio di sballo e
allucinazioni.
Il sistema è
così imbottito di questi automatismi, tanto da non poter immaginare una vita
diversa, che vada al di fuori della cosiddetta
normalità, capace di discriminare,
oppure ignorare, chi non ne fa parte.
Di chi è la colpa di tutto ciò? Di chi ci
governa, a cui fa comodo propinarci programmi
demenziali per evitare che si guardi ai veri problemi che affliggono l’umanità?
O, semplicemente a noi stessi, quando
lasciamo che il 98% del nostro cervello continui a dormire anche da svegli, imbottendoci da mattina a sera di immagini inutili
e senza scopo, capaci di influenzare anche i nostri sogni. Una specie di corazza difensiva in grado
di annullare quell’insoddisfazione
profonda che altrimenti ci
sommergerebbe.
A questo
punto, mi viene spontaneo ringraziare film del genere, essi hanno uno scopo ben preciso per chi ha
occhi per guardare e, orecchie per sentire, utili per fermarci, per porci delle
domande, e per guardare dentro di noi. Ricordiamoci
che abbiamo una grandissima responsabilità, quella di educare bambini e
ragazzi, uomini e donne del futuro,
affinchè possano ragionare con la
propria testa senza lasciarsi trasportare dalla corrente.
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